PRETI E CAPPUCCINI

L’antica e sorda ruggine
tra preti e Cappuccini
dell’ambiente ecclesiastico
superato ha i confini
e per un ineffabile
comicissimo evento
finito ha per esplodere
in pieno Parlamento.
Che un cappuccino giungere
vedendo al suo cospetto
Preti finì col perdere
il ben dell’intelletto
e minacciando fulmini
per l’inaudito evento
dichiarò tale bibita
contro il regolamento.
Dall’alto della cattedra
con il vocino acuto
annuncia una catastrofe
s’esso sarà bevuto
e De Cataldo biasima
reo dell’introduzione
e Rippa che, bevendolo,
ne fa ricettazione;
dall’arco democratico
plaudito coralmente
grida che un fatto simile
è senza precedente.
Ma c’è qualche malevolo
che ride e fa osservare
che mai cotanto scandalo
fu fatto pel mangiare.

(9/2/1981)

L’episodio è assolutamente autentico (atti parlamentari, resoconto stenografico delle seduta fiume del 4 febbraio 1981, pp. 23927). Durante l’ostruzionismo sulla proroga del fermo di polizia, De Cataldo portò a Rippa, che stava parlando, un cappuccino, visto che i commessi dichiaravano di non poter portare altro che acqua. Preti che presiedeva, reagì più o meno (ma forse assai più) come è nei versi, pronunziandosi sui poteri gastronomici del presidente, nonché sulla differenza tra bevande e cibo in relazione alle regole da osservare anche in caso di ostruzionismo.

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