SUOLI AGRARI E CASE COLONICHE

Ho recuperato alla versione  elettronica questo vecchio articolo che mi onoro di aver firmato, con tre insigni accademici, oramai tanti anni fa.

 Oggi lo ripropongo all’attenzione di chi ha interesse per  questi argomenti in quanto e’ apparso, da qualche giorno un comunicato (http://www.viveresenigallia.it/modules.php?name=News&file=article&sid=10514&mode=nested) che preannuncia una severa vigilanza in materia di tutela dei suoli agrari. 

A questo proposito, dato che la notizia era disponibile su un sito web locale, m’ero permesso, forte di una qualche esperienza diretta, di aggiungere un commento.  Ciò per manifestare qualche perplessità in materia di effettiva applicazione delle norme di legge e sui successivi controlli., Qualche “coraggioso anonimo” ha pensato bene di farne occasione di polemica ed ha espresso il suo disaccordo, con  sarcasmo.

Vorrei solo aggiungere che però negli stessi giorni proprio qui a Senigallia  e per di per di in una zona divenuta oramai centrale (via della Capanna) è stata abbattuta, con un vero blitz e nel volgere di poche ore,  una bellissima ed importante casa colonica, esempio classico di architettura rurale. L’edificio per di più era stato da diversi studiosi e  ricercatori (es.: L.Brigidi, A. Poeta, La casa rurale nelle Marche centrali e meridionali, C.N.R. “Ricerche sulle dimore rurali in Italia”, Firenze 1953 ) senza che nessuno, sottolineo nessun concittadino, associazione, club o pensatoio ne facesse un cenno, mostrasse di accorgersene, spendesse una parola di critica e di dissenso.  Per di più si sente dire che tra gli amministratori, a livello di Comune, Provincia e Regione  non mancano uomini colti e che rivendicano valori di cultura e di memoria storica anche nella loro azione di governo. Davvero una profonda delusione!

Se fosse stato vivo Sergio, il prof. Sergio Anselmi,  che all’epoca volle e firmò con noi questo  articolo, sono certo che ciò non sarebbe accaduto. 

Ricordano forse i concittadini il clamore che lui riuscì a suscitare per  la “vecchia stazione di posta” lungo la strada statale 16, proprio di fronte all’imbocco di via Annibalcaro quando era minacciata da una grossa ristrutturazione ?

 Forse la casa rurale di via Capanna era di minor pregio o di trascurabile memoria storica?

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